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UN PRECURSORE DIMENTICATO DEL RADAR: L’AEROFONO

—  Il “Muro di Ascolto” di Monte Patella ed il Comando DICAT-FAM  —

L’AEROFONO
Con il progredire dell’industria aeronautica negli anni ’20 e ’30, e l’imporsi sempre più come Arma di fondamentale importanza bellica, cresce parallelamente il bisogno della difesa.
Già dalla 1GM, alle azioni aggressive dei bombardamenti aerei, si contrappongono opere di difesa attiva (artiglieria contraerea) e passiva (rifugi antiaerei), che necessitano però della fondamentale attività di avvistamento per dare l’allarme.
01_Osservatorio_DICAT-FAMAccanto alle tradizionali istallazioni di avvistamento ottico (postazioni dotate di cannocchiali), ed al potenziarsi delle attività aeree notturne e della velocità degli attaccanti, nasce la necessità di dotarsi di sistemi di intercettazione di maggiore portata (e quindi di anticipazione del tempo di scoperta e conseguente aumento delle possibilità di difesa) e di utilizzazione anche al buio.
02_Aerofono_Autochrome-LumireL’aerofono risponde a questi fondamentali requisiti, e già nel corso della 1GM compaiono i primi rudimentali apparati, notevolmente perfezionati nel periodo tra le due guerre.
Si possono definire come “strumenti di rilevamento sonoro direzionale”, ed essendo sostanzialmente passivi, differiscono in questo nel principio del radar (e nella sua versione acustica ad uso nautico, il sonar).
Sia il radar che il sonar (precursore del diffusissimo ecoscandaglio, oggi in dotazione su praticamente qualsiasi natante, anche di modestissime dimensioni) sono infatti “rilevatori attivi”, rilevano cioè l’eco di un impulso (onde elettromagnetiche il primo, onde sonore il secondo) che emettono essi stessi.
Questo fatto rappresenta la loro controindicazione nell’impiego bellico, offrendo al nemico la possibilità di identificazione e localizzazione (se dotato di rilevatore adatto, come l’apparato di allarme radar in uso oggi nella nautica da diporto).
L’aerofono (al pari del coevo idrofono negli impieghi nautici) non denuncia la sua presenza e non è identificabile dall’avversario in corso di funzionamento, per di più non necessita di alcuna sorgente energetica essendo puramente meccanico; tuttavia trova utilizzazione solo a terra, e questo limite, unitamente alla minore portata, lo ha condannato ad una improvvisa scomparsa con l’avvento del radar, di impiego ubiquitario e di portata rapidamente aumentata con il perfezionarsi del dispositivo.
aerofono.galileo-OG36Ma fino alla 2GM ed alla comparsa del radar negli ultimi anni della stessa, aveva un posto di rilievo nelle reti di avvistamento della difesa antiaerea.
thumb_04_aerofono.safar05_aerofono.galileoDi aerofoni ne furono prodotti un numero notevole di modelli, ad opera di numerose fabbriche nei vari Paesi, ma tutti presentano uno schema strutturale sostanzialmente sovrapponibile.
L’apparato è costituito da un numero variabile (nei modelli più diffusi e di ultima generazione) da due a quattro elementi di captazione di varia forma e dimensione, collegati all’operatore (spesso due, specie nei modelli più tardivi) attraverso una cuffia, e sostenuti da una struttura metallica fissato al suolo, talvolta al centro di una postazione aerofonica parabolica che presenta superficie particolarmente liscia ed omogenea.

07_aerofono.galileo10_aerofono.safar-volantini_concentrici11_aerofono.galileo-volantini_separatiL’apparato ha la possibilità di ruotare nei due sensi orientandosi attraverso un doppio volantino azionato dall’operatore (nelle ultime versioni, da due volantini separati azionati da due operatori, dei quali uno ricerca l’azimut e l’altro l’elevazione).
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   Un breve video con alcuni estratti da cinegiornali e documentari dell’epoca ce li mostrano in azione. 

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IL COMANDO DICAT-FAM
13_depositistazione_MAS-porto.rina12_baia_portolago-obbiettivi_strategiciQueste considerazioni di ordine generale trovano a Leros una pratica attuazione  nella seconda metà degli anni ‘20, quando il potenziamento delle istallazioni aeronavali attorno i golfi di Lakki (la base navale di Gonià, l’idroscalo di Lepida, l’arsenale di Sangiorgio, i depositi di Merikià) e di Partheni (depositi mine, siluri e carburanti, e stazione MAS di Porto Rina) rende necessario la loro difesa con la parallela costituzione di una rete di postazioni di artiglieria navale e contraerea sulle alture circostanti.
14_batteriecomandi_ANCAOvviamente queste vanno coordinate, ed a capo dei tre comandi di zona navali e dei tre contraerei in cui sono ripartite le 24 batterie e le postazioni di mitragliatrici, viene costituito a Monte Patella un comando DICAT-FAM (DIfesa ContrAerea Territoriale e Fronte A Mare).
La sua funzione è, in direzione centripeta, di raccogliere le informazioni provenienti dai punti di osservazione (sia ottici che, in alcuni casi, anche acustici) sparsi su tutta l’isola presso le batterie ed in posti di vedetta dislocati anche nelle isole circostanti.
thumb_15_carta_fotoelettriche16_FT_da_150cm-m.patellaCompletavano gli osservatori una rete di 11 fotoelettriche (alcune delle quali fono-assistite), dislocate a distanza di sicurezza dalle batterie, in quanto rappresentavano ovviamente una facile sorgente di identificazione.
Gli avvistamenti aero-navali venivano poi confrontati con le informazioni provenienti dal Quartier Generale di Lakki, per identificare gli avvistamenti in avvicinamento e decidere le opportune azioni di neutralizzazione nell’eventualità di classificazione ostile della segnalazione.
Partivano così gli ordini di fuoco per le batterie con le relative istruzioni, mentre ogni batteria aveva la sua autonoma centrale di tiro per le determinazioni di alzo, azimut e regolazione spoletta con cui avrebbe fatto fuoco ogni pezzo.
thumb_17_centrale_di_tiro_Gamma_-_PL_227_p.katsouniLe comunicazioni in ambedue i sensi erano effettuate di regola tramite telefono, le cui linee erano per la maggior parte non interrate, facili da collocare e manutenzionare ma anche facilmente vulnerabili, ed in via alternativa con radiotelefoni da campo e segnalazioni ottiche (nel corso della Battaglia di Leros, in emergenza anche con staffette).
Il complesso di Monte Patella, ad 80 anni di distanza, rappresenta oggi un’importante tappa di quel patrimonio storico dell’isola che costituisce un “Museo all’aperto” di notevole interesse per gli storici ed una forte attrazione per un turismo alternativo.
Accanto alle istallazioni logistiche e di sussistenza (alloggiamenti ufficiali, alloggiamenti sottufficiali e comuni, cucina, serbatoio acqua, lavatoio) sopravvissute a bombardamenti, incuria e degrado ad opera di agenti atmosferici e non, si possono ancora identificare le istallazioni propriamente tecniche e tattiche, molto danneggiate e vandalizzate ma in linea di massima ben riconoscibili.
18_bunker_comando_DICAT-FAM19_osservatorio_comando_DICAT-FAMQueste sono rappresentate anzitutto dal bunker di comando, interrato e rinforzato da 2 metri di calcestruzzo, dotato di un accesso antigas con due doppie porte e camera intermedia, cabine telefoniche insonorizzate per gli operatori delle due sezioni di comando (navale e contraerea), una stazione radiotelegrafica, ed un secondo accesso antigas in comunicazione con l’osservatorio.
Di quest’ultima struttura rimane il corpo esagonale e l’ingresso esterno, mentre la copertura della sala di osservazione a 360° è crollata per cedimento dei sostegni, pare non a seguito dei violenti bombardamenti (di cui pure fu fatta segno l’area nel corso della battaglia finale), ma perchè dinamitata nel corso dell’occupazione inglese 1945-47.
20_postazione_mitragliera_binata_Breda_37-54_-_m.patella21_CF_virgilio_spigai_-_1943Attorno al bunker di comando erano dislocate le piazzole delle mitragliatrici per la difesa antiaerea ravvicinata, il deposito munizioni, la fotoelettrica, il gruppo elettrogeno, la postazione aerofonica in buca parabolica.
Quando comincia l’ammoino (come con colorita espressione lo chiama lui stesso nel libro Lero in corso di ristampa) del 26 settembre 1943, che segna l’inizio dell’Operazione Taifun con 53 giorni di bombardamenti e si conclude con la finale Battaglia di Leros, il CF Virgilio Spigai viene assegnato dall’Amm. Maschera a capo della DICAT-FAM.

IL MURO DI ASCOLTO
Ma ciò che colpisce maggiormente il visitatore in mezzo a queste istallazioni militari, è una originalissima struttura edile, di una certa involontaria eleganza architettonica per l’armoniosa proporzione dei componenti (in realtà costruiti secondo un preciso schema funzionale).
22_acustic.mirror_dungeness-kentSi tratta di un raro esempio di aerofono strutturale (cd. “Muro d’ascolto”) con captazione a 360°, del quale abbiamo ritrovato notizia di un solo altro esemplare gemello superstite in Italia, e che si differenzia notevolmente nella forma alle strutture presenti ancor oggi sulle coste orientali dell’Inghilterra ed a Malta, analoghe per funzione anche se unidirezionali.
La struttura stellare a tre punte è costituita da tre settori curvilinei con superficie esterna parabolica, funzionalmente autonomi e dotati di relativa fossa d’ascolto posta sul fuoco della parabola, nella quale prendeva posto l’operatore.
24_diagramma.muro_di_ascoltoQuesti poteva rilevare, con un arco di esplorazione simultanea di 120°, il rumore del motore dell’aereo in avvicinamento fino ad una distanza stimata di 24 km in condizioni ottimali, distanza mediamente assimilabile alla portata dei primi radar (“Radiotelemetri”, nella iniziale denominazione italiana) prodotti alla fine della guerra.
Spostandosi lungo la trincea, l’operatore poteva identificare il punto di massima intensità del rilevamento, che rappresentava l’azimut dell’avvistamento con buona approssimazione.
26_quadro.comando-EC3.gufo25_antennaRDTdoppiocono_su_CT_fuciliereNon era però in grado di stabilire l’elevazione e la distanza, ma aveva il grande vantaggio di coprire contemporaneamente tutto l’arco di ascolto competente al settore, rappresentando un prezioso vantaggio sul più preciso aerofono strumentale, che, informato dell’azimut del rilevamento, si posizionava rapidamente sulle coordinate trasmesse per definirne le rimanenti componenti dell’avvistamento.
Funzionando in sinergia con l’aerofono strumentale satellite, e grazie alla maggiore sensibilità, rappresentava un progresso sensibile nella capacità di rilevazione di eventuali attacchi aerei nei confronti del solo aerofono strumentale, altrimenti costretto a scandagliare ininterrottamente tutto l’arco dell’orizzonte con conseguente possibile ritardo nell’avvistamento.
L’esemplare esistente a Monte Patella si presenta gravemente danneggiato nella parte centrale dei tre settori, dove è quasi completamente assente a tutto spessore in due di questi, in corrispondenza del corpo centrale cilindrico, che costituisce l’elemento di adesione dei tre settori.
Questo, a sua volta, è privo della soletta in calcestruzzo che costituiva il tetto della sala ipogea, mentre due delle fosse di ascolto erano parzialmente crollate.
27_targa_esplicativaSu proposta dello storico Alberghini Maltoni, che si è fatto carico di assicurarne la relativa copertura finanziaria, e con l’autorizzazione del Comune ed il supporto dell’ufficio tecnico municipale, l’associazione si è fatta promotrice di un restauro conservativo a minima con protezione e stabilizzazione dei varchi esistenti nella struttura, ripristino dell’intonaco di protezione nelle zone dei muri rimaste a nudo, e il recupero delle fosse di ascolto, che presentavano in alcune zone la parete di sostegno esterna erosa o collassata, ed in numerosi punti erano colmate quasi completamente da sassi e terra.
L’intervento è stato preceduto, per permettere il transito di materiali e attrezzature, dall’indispensabile ripristino di alcuni tratti gravemente danneggiati della strada di accesso, che non essendo asfaltata subisce nella stagione invernale l’aggressione degli agenti atmosferici e necessiterebbe di regolare manutenzione.
L’opera di restauro è stata completata dal collocamento di una targa a basso impatto ambientale che spiega sommariamente al visitatore la funzione della struttura.

[a cura di: enzob.]

CREDITS:
Vittorio Spigai
Luciano Alberghini Maltoni
Ioanna Asmeniadou Fokas
Markos Spanos
Giorgio Zennaro
Luigi Iodice

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