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TEATRO ANDROMEDA

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Si tratta di un teatro sospeso a mille metri sui Monti Sicani in provincia di Agrigento. Una cinta di pietre collocate dal 1986 da Lorenzo Reina, custodiscono un teatro che per tetto ha il cielo e le stelle della costellazione Andromeda. La storia della nascita di quest’opera è affascinante, così la racconta il suo costruttore: “Io venivo qui con le mie pecore e quando le pecore arrivavano su questa collina succedeva qualcosa di particolare, le pecore smettevano di correre e restavano come ammaliate dal paesaggio, allora ho capito che questo posto aveva un’energia particolare. L’energia è bastata racchiuderla dentro queste pietre per riuscire poi a ricreare quello che ora viene considerato un teatro a tutti gli effetti. Mi sono ispirato alla disposizione che le pecore hanno di solito quando pascolano, non in forma regolare. Poi successivamente negli anni ’90 è venuta questa notizia astrofisica dove gli scienziati annunciarono che la nostra via Lattea si sarebbe scontrata con quella di Andromeda, formando un’immensa Galassia ellittica. I posti a sedere sono speculari alla Costellazione di Andromeda, ad ogni posto a sedere corrisponde una stella della Costellazione. All’inizio erano pecore, poi si sono trasformate in stelle, questa è una cosa che solo la poesia incontrando la scienza può fare.”
Il teatro è collocato all’interno di un grande parco ispirato all’arte e alla natura. È sbagliato considerarla un’opera completa, è un work in progress, ogni giorno Reina aggiunge nuove pietre, nuove opere e costruzioni, che vanno ad arricchire quello che è a tutti gli effetti un museo a cielo aperto, un microcosmo chiamato Fattoria dell’Arte Rocca Reina. La Fattoria è museo, laboratorio, cammino. Ma anche ovile, vigneto, orto. Qui nulla è finito e tutto è in divenire.

L’opera
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Eugenio Scaglione, 2016 – 5′
musica: Agricantus – album: “Ethnosphere”

INVITO AL VIAGGIO

Sei il benvenuto. Chiamami per nome che qui chiamiamo per nome anche Dio. Mio padre mi voleva pastore ma io volevo essere poeta., così ho passato la mia infanzia tra pecore e cani e un solo libro. Di notte scolpivo alabastri in una stalla dove riposavano altri pastori: “Vai a dormire, lasciaci dormire “ urlavano tra le bestemmie. Ma io non li ascoltavo, continuavo a scolpire al lume di un pezzo di stoffa immersa nella nafta, e quando le mie narici si riempivano di polvere e di fumo uscivo fuori a respirare sotto le stelle . Una notte chiesi al cielo di non farmi mai sazio della mia arte e sono stato ascoltato. In tanti mi chiedete come è nata l’idea del teatro. E’ scritto che “ lo Spirito, come il vento, soffia dove vuole” e alla fine del 1970 ha soffiato qui, su questa collina dove portavo le pecore a ruminare in pace. Mi parlavano, dicevano che in questo luogo dimorano spiriti buoni e decisi perciò di costruire qui un teatro di pietra. Molti anni dopo, ho saputo che la Galassia M31 della Costellazione di Andromeda si unirà con la nostra Galassia tra circa quattro miliardi e mezzo di anni e cominciai ad alzare un recinto sacro alle 108 stelle visibili della Costellazione di Andromeda. Adesso “Lascia parlare il vento. Così è Paradiso. Lascia che gli Dei perdonino quel che ho costruito” (E.P.). Siedi su una stella e guarda la terra. Questo non è un teatro… ma un’astronave che sta viaggiando verso la Galassia di Andromeda.

lorenzo reina

L’artista

Lorenzo Reina (Santo Stefano Quisquina – AG, 1960)

Figlio di una famiglia di pastori, fin da piccolo viene incoraggiato a seguire le tradizioni di famiglia, ma la sua indole artistica è forte, e lo porta di giorno a fare il pastore, e di notte a scolpire la pietra. Dopo l’esperienza del servizio di leva a Napoli, la svolta: decide di ribellarsi a una vita che non ama per fare lo scultore. Grazie all’aiuto del poeta Cesare Sarmegno, che convince il padre a rendere visibile la sua passione per la scultura, Reina cura una mostra nella biblioteca del paese. In seguito al successo della mostra, Reina viene consacrato come scultore di talento e ottiene dal padre la libertà di seguire la sua vocazione artistica. Ma la vera riconciliazione tra padre e figlio arriva il giorno della dipartita del genitore, che fa promettere al figlio di non far morire quelle che sono le loro tradizioni familiari. Da quel momento il conflitto interiore di Reina termina, il pastore e lo scultore vivono insieme, in simbiosi, bisognosi l’uno dell’altro. Oggi Reina vive nel paese dove è nato, lavora in una fattoria solitaria sui Monti Sicani in continuo contatto con la natura. Qui ha dato vita alla “Fattoria dell’Arte” struttura espositiva sede di eventi culturali e del “Teatro Andromeda”, ormai da diversi anni meta di migliaia di visitatori. Tra gli inviti più rilevanti la partecipazione al Padiglione Italia alla 54° Biennale di Venezia (2011), Artisti di Sicilia (2014), Expo Arte Italiana (2015), Padiglione Italia alla 16° Esposizione Internazionale di Architettura (2018), Artisti Di Sicilia al Convitto delle Arti di Noto (2020).

La chiamata alla Biennale di Venezia

Disegni e foto delle opere di Lorenzo Reina sono stati raccontati, dal 26 maggio al 25 novembre 2018, nell’itinerario Appennino calabro-siculo, all’interno della mostra in otto itinerari Arcipelago Italia curata dall’archistar Mario Cucinella per il Padiglione Italia alla XVI mostra di architettura della Biennale di Venezia, per far scoprire le opere di architettura contemporanea sparse per borghi, paesaggi e luoghi distanti dai grandi centri urbani.
Così commenta Lorenzo Reina il suo ingresso alla Biennale di Venezia: “L’esperienza della Biennale è arrivata inaspettata, perché mai e mai avrei potuto pensare che l’archistar Mario Cucinella, avesse scelto fra le 60 opere esposte alla Biennale al padiglione Italia anche il mio teatro”.

Il film

In una Sicilia arcaica, popolata da pecore ed enormi sculture di pietra. In una Sicilia sospesa tra sogno e realtà, un uomo sembra condurre una normale vita da pastore.
In realtà Lorenzo Reina è un alchimista che fondendo Arte e Natura crea un’originalissima miscela aliena.
Il film, ambientato in scenari da western, racconta la vita del pastore che diventa artista, e da puro documentario giunge ad atmosfere oniriche e fantascientifiche.

Il regista

Davide Gambino (Busto Arsizio, 1985)

Diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia – Sede Sicilia. È autore e regista di documentari e serie tv. Lavora con emittenti pubbliche e online (ARTE, Rai, Sky, TV2000), fondazioni (Fondazione Cinema per Roma, Centro fondazione europea) e organizzazioni culturali.  Dirige Il Bar del Cassarà, è una serie tv coprodotta da Rai Fiction, come prima serie “non-fiction” prodotta da un’emittente pubblica. Per il suo progetto Still Life, coproduzione tra Germania, Belgio e Italia, è stato selezionato al Berlin Documentary Campus. Insieme a Dario Guarneri dirige Alberto Burri, la Vita nell’Arte (2011), film documentario dedicato al celebre artista siciliano umbro Alberto Burri. Il film biografico Pietra Pesante è stato proiettato in tutto il mondo, vincendo premi internazionali come “Miglior documentario italiano” nel 2013 per la New York Film Academy e il New York Italian Institute of Culture 2013.

Davide Gambino: PIETRA PESANTE
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Produzione: C S C  – Sicilia, 2012 – 55’
Soggetto e Regia: Davide Gambino
Musiche: Gianluca Bartolo

Il titolo del film è una nciùria (termine siciliano, equivalente in italiano al soprannome proprio o di famiglia) del nonno del protagonista, anche lui chiamato Lorenzo, soprannominato in dialetto localeCuddiopaggio”, che tradotto letteralmente significa “pietra pesante”. L’artista si è caricato di questa nciùria in maniera legata al destino. Nomen omen, ed in questo senso il presagio è stato il destino di Lorenzo, lavorare ogni giorno la pietra. Ma per Reina le pietre non rappresentano solo il materiale delle sue sculture, ma sono anche altro: le pietre sono le ossa delle terre, e in quelle ossa è scritto il nome della sua famiglia. Il documentario descrive la storia di Reina, il suo lavoro, quello che sta facendo, le sue opere che non sono compiute, è un work in progress di quello che sarà anche il futuro, il completamento delle sue strutture tra architettura e struttura. Ci sono immagini cruenti che mostrano come il lavoro dell’arte contemporanea spesso arrivi a snodare, a farsi carico di elementi che gli sono perennemente estranei. L’arte quando diventa vita diventa un tutt’uno con l’artista (parafrasando Marina Abramovic), diventa parte essenziale della vita dell’artista, l’arte ha il potere di trasformare gli individui, di far emozionare, di far riflettere e di rimettere tutto in discussione.

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