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L’UNITÀ D’ITALIA IN CUCINA

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Pellegrino Artusi compie 200 anni

AUTUNNO ALL’ITALIANA_online
[online 19.10 – 09.12.2020]

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In occasione del bicentenario della nascita, nella sezione Gastronomia della rassegna virtuale di cultura Made in Italy Autunno all’italiana_Online, per celebrare l’anniversario è stato presentato il video Il viaggio della cucina domestica italiana realizzato dalla Fondazione Casa Artusi di Forlimpopoli .

Prima ancora che un autore, Artusi è un libro. Anzi, IL libro di cucina per eccellenza, quello che fonda la cucina italiana moderna: ancora ai giorni nostri continuamente rieditato e tradotto (finora in dieci lingue), simbolo della cucina italiana nel mondo.
Con le sue 790 ricette, raccolte dall’autore con paziente passione e innumerevoli viaggi, “l’Artusi” è il libro più famoso (e letto) sulla cucina italiana, quello da cui tutti i grandi cuochi del secolo scorso hanno tratto ispirazione e suggerimenti.
Ma il manuale è anche un progetto linguistico e politico, visto che la condivisione degli usi gastronomici e di un linguaggio comune, “concreto” come quello parlato in cucina, sembrava all’Artusi un tassello importante nel processo di unificazione della cultura nazionale allora in corso.

L’autore
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Pellegrino Artusi nasce a Forlimpopoli il 4 agosto 1820 e, dopo aver studiato al Seminario di Bertinoro, inizia a lavorare nell’azienda paterna.
Una svolta nella vita della famiglia Artusi è la famosa incursione del Passatore a Forlimpopoli nel 1851. La stessa notte dell’incursione nel teatro cittadino, la banda del famoso brigante entrò in casa Artusi, depredando denaro e valori.
Quello stesso anno, la famiglia si trasferisce a Firenze, dove Pellegrino, poco più che trentenne, si dedica, con un certo successo, all’attività commerciale. Pur continuando a vivere in Toscana, dove morì a 91 anni nel 1911, mantenne sempre vivi i rapporti con la città natale.
Quando Firenze divenne capitale nel 1865, l’Artusi cambiò casa e si ritirò, dedicandosi interamente ai suoi interessi culturali. Scrive una biografia di Foscolo e in seguito “ Osservazioni in appendice a 30 lettere del Giusti ”. Entrambi i libri furono pubblicati a sue spese, senza grande successo. Quel successo che sarebbe arrivato con ” La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene “, pubblicato nel 1891 a spese dell’autore ” pei tipi dell’editore Landi “. Prima edizione: 1.000 copie.

Il libro

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È lo stesso Artusi a raccontarci le peripezie della sua celebre opera nella introduzione (inserita nella VI edizione del 1902) che intitolò significativamente “ Storia di un libro che rassomiglia alla storia della Cenerentola ”: dal severo giudizio del professor Trevisan che sentenzia “ Questo è un libro che avrà poco esito ”, all’aneddoto dei Forlimpopolesi che, avendo vinto due copie del libro in una lotteria, andarono a venderle dal tabaccaio non sapendo che farsene. Il successo arrivò presto e fu travolgente: in vent’anni, tra il 1891 ed il 1911, Artusi stesso ne curò 15 edizioni. Dopo altri vent’anni, le edizioni nel 1931 erano giunte a quota 32 e “l’Artusi” (ormai venne chiamato con il nome del suo autore) è stato uno dei libri più letti dagli italiani, insieme a “ I promessi sposi ” e “ Pinocchio ”.
Il volume, che oggi conta 111 edizioni e ben oltre il milione di copie ed è disponibile gratuitamente come e-book presso alcune fondazioni online, raccoglie nella versione finale 790 ricette, dai brodi ai liquori, passando attraverso minestre, antipasti (“principii ) , secondi e dolci.
L’approaccio è didascalico (“Con questo manuale pratico – scrive Artusi – basta si sappia tenere un mestolo in mano“), le ricette sono accompagnate da riflessioni e aneddoti dell’autore, che scrive con uno stile arguto.
La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene “costituì un vero e proprio spartiacque nella cultura gastronomica dell’epoca. Il libro, scritto due decenni dopo l’Unità d’Italia, fu il primo ad includere in un unico volume ricette di tutte le regioni italiane; per questo gli viene attribuito il merito di aver posto le basi per la formazione della cucina nazionale italiana.

Dell’Artusi hanno detto :

(recensioni 1896 – 2010)

Col darci questo libro voi avete fatto un’opera buona e perciò vi auguro cento edizioni.
(Paolo Mantegazza, 1893)

Non si vive di solo pane, è vero; ci vuole anche il companatico, e l’arte di renderlo più economico, più sapido, più sano, lo dico e lo sostengo, è vera arte. Riabilitiamo il senso del gusto e non vergogniamoci di soddisfarlo onestamente, ma il meglio che si può, come ella (Artusi) ce ne dà i precetti.
(Olindo Guerrini, 1896)

[…] Il libro rosso accoglie benevolmente il piccolo libro che ha il mite pallore delle fiammelle a gas e tutti e due si affiancano, buoni e contenti come il padre col suo pargolo, come il maestro col suo scolaro affezionato. Poiché maestro, e paterno e buono, nonché artista e grande signore, fu l’autore del libro rosso: Pellegrino Artusi, di Forlimpopoli.
(Grazia Deledda, 1933)

“Dammi l’Artusi”. “Cercalo nell’Artusi”. “Cosa dice l’Artusi?”. L’opera dell’Artusi è un’autorità e un classico […] È un libro unico, un capolavoro, apparso inspiegabilmente nella maturità di una vita dedita ad altri scopi, illuminato da un’ispirazione che pare quasi come grazia divina, come “Pinocchio” di Collodi.
(Giuseppe Prezzolini, 1958)

È al livello del lessico e della sintassi che meglio si può cogliere la ricchezza, la vivacità, la naturalezza del linguaggio di Artusi: pronto a recepire il patrimonio vivo della sua città di elezione con orecchio attento e partecipe, ma anche a conoscere la profondità della lingua grazie allo studio della tradizione letteraria.
(Giovanna Frosini, Accademia della Crusca, 2009)

Non affrettiamoci a “rivisitarlo”, deprecabile esercizio che solitamente nasconde l’incapacità di confrontarsi con la personalità altrui. Proviamo a prenderlo alla lettera, scopriremo che, in molti casi, funziona ancora.
(Massimo Montanari, 2010)

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