IL P.FO TOSCANA A LEROS
Gli eroi ignoti della guerra
Una nave ospedale riadattata a Leros
[versione italiana dell’articolo comparso sulla rivista Λεριακά Νέα, a.41 n°459 – gen.feb.2017]
Nelle cronache di guerra marittima e di battaglie navali, i protagonisti sono ovviamente le navi da combattimento di vario tonnellaggio, dalle grandi corazzate e dagli incrociatori alle modeste torpediniere e corvette, senza dimenticare portaerei e sottomarini.
Ma la guerra a mare ha anche altri più modesti protagonisti, le navi non armate per il trasporto truppe e trasporto rifornimenti, armamenti e munizioni, solitamente in navigazione scortata in convogli.
Mentre questi ultimi ricorrono spesso nelle cronache in quanto ambiti bersagli, nessuno cita mai un altro tipo di naviglio assolutamente disarmato e molto impiegato in guerra, le navi ospedale, silenziosi ed ignorati eroi della guerra in mare, che hanno dato spesso il loro contributo di sangue, non essendo risparmiate da attacchi ed affondamenti da parte di tutte le nazioni belligeranti, nonostante la teorica protezione dei trattati internazionali.
La storia di uno di questi dimenticati eroi di guerra si è incrociata con la storia di Leros durante alcuni mesi tra il ’40 ed il ’41.
Il piroscafo Toscana nasce a Brema, nelle fredde acque del mare del nord. nel 1923 e viene battezzato con il nome “Saarbrücken” dalla compagnia armatrice North German Lloyd.
È lungo 146 metri e stazza 9.600 ton, le sue cinque caldaie a carbone alimentano due moderne macchine alternative a vapore che muovono due eliche, e raggiunge i 12 nodi di velocità.
Trascorre i primi 12 anni di vita come trasporto misto sulle rotte dell’Estremo Oriente e del Sud America con 167 uomini di equipaggio, trasportando 200 passeggeri e 9000 tonnellate di merci varie.
Nel 1935 viene acquistato dal Governo italiano e ribattezzato “Toscana” per essere destinato al trasporto truppe, dopo il necessario riadattamento delle stive che porta la capacità a 2.000 posti in cuccette a castello.
Dopo aver effettuato numerose missioni in Nord Africa ed in Spagna, partecipa nel ’37 alla grande “Flotta del Lavoro” che riunisce a Napoli un convoglio di 14 navi per trasportare 20.000 coloni in Libia.
Nel maggio del ’40, di conserva con il gemello Sicilia, trasporta materiali e rifornimenti a Leros, dove viene sorpreso dallo scoppio della guerra nel giugno ’40, rimanendo inutilizzato all’ormeggio a Lakki in attesa di ordini superiori.
Lo Stato Maggiore della Marina ne decide la sorte nel dicembre del ’40 destinandolo, assieme al Sicilia, a Nave Ospedale.
Vengono subito inviati, per via aerea e con la veloce nave Victor Pisani, il materiale ed il personale sanitario, con a capo un Colonnello Medico per dirigere i primi lavori di sommaria trasformazione che saranno poi completati a Trieste.
L’Arsenale di Sangiorgio aveva un’Officina Mista (che si occupava cioè sia della manutenzione degli armamenti che del naviglio) che fu mobilitata con priorità assoluta.
Il febbrile lavoro di trasformazione iniziò subito con la demolizione degli alloggiamenti truppe per trasformare provvisoriamente i locali sottocoperta in un piccolo ma completo ospedale galleggiante.
In 40 giorni il Toscana assume la “livrea” ufficiale bianca con banda verde e croci rosse richiesta dai trattati internazionali.
Una vistosa livrea che dovrebbe garantire loro l’incolumità in navigazione, anche se a fine guerra delle18 navi adibite al servizio sanitario e regolarmente registrate presso la CRI, tutte subirono ripetuti attacchi navali ed aerei, e ben 12 vengono affondate, la più alta percentuale tra le navi ospedale delle nazioni belligeranti durante la 2GM…
Lo storico Gen. Peruzzi racconta come il personale civile e militare dell’Arsenale, coadiuvato dall’equipaggio stesso, fecero miracoli, ed a ritmo serrato furono allestite un’accettazione, la sala operatoria, con l’antisala di preparazione e disinfezione, la farmacia, i reparti di medicina, chirurgia ed isolamento, i magazzini del materiale sanitario e perfino una segreteria.
Vennero sbarcati i mezzi di salvataggio esuberanti e imbarcati il combustibile, l’acqua ed i viveri per 250 uomini per 15 giorni. Da Rodi arrivarono 9 crocerossine istruite nel frattempo, in appoggio al personale infermieristico militare, e si imbarcarono 73 malati destinati al rimpatrio.
Il Toscana salpa così da Leros il 5 marzo, seguito a suo turno dal Sicilia, in rotta per Taranto, dove arriverà per sbarcare i malati e proseguire subito per Trieste, nei cui ben attrezzati cantieri completerà in due mesi il riadattamento che porterà la capacità di posti-letto a 700 con 167 unità di personale sanitario e 133 uomini d’equipaggio.
Tornerà a fare scalo a Leros nel corso di una missione in mar Egeo, una delle 54 che effettuerà nel corso della guerra, trasportando un totale di 33.400 tra malati, feriti, profughi e naufraghi, raccattati sulle rotte del Mediterraneo meridionale e dell’Egeo.
Fatta segno di bombardamenti, cannoneggiamenti navali e mitragliamenti aerei, ripetutamente colpita e una volta gravemente danneggiata, riportando feriti tra il personale sanitario e l’equipaggio, tuttavia sarà abbastanza fortunata da scampare all’affondamento che toccò in sorte a ben 7 delle 11 grandi navi ospedale in servizio.
Un episodio, riportato da Paolo Valente, esce dalla routine delle missioni, che già comprendono spesso, accanto al trasporto di malati e feriti, il recupero naufraghi di battaglie navali. Il 2 ottobre 1942, in navigazione nel mare Ionio con ottime condizioni meteo marine, si odono a prua inequivocabili rumori di una battaglia in corso.
Vengono dapprima sorvolati da un ricognitore della RAF, e poco dopo ecco apparire un bombardiere che li prende di mira senza però centrarli. Ma sganciate le sue bombe, che cadono vicinissime alla nave squassandola in tutta la struttura, l’aereo torna a sorvolare la nave a bassa quota, ammarando poco lontano ed inabissandosi.
Da un battellino sorgono forti voci che invocano aiuto: “Help, help!”, la nave ferma le macchine e recupera i sei naufraghi, l’equipaggio al completo dell’aereo inglese che li aveva appena bombardati, in ossequio a quel codice, morale prima che legale, di solidarietà tra la gente di mare.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43, il Toscana continua ad operare per conto degli Alleati, ed alla fine della guerra, ripresa la livrea del Lloyd Triestino, compie numerose missioni di rimpatrio di profughi, ex prigionieri e coloni dal nord Africa, e successivamente in dieci viaggi trasporta nel ’47 più di 16.000 profughi che fuggono da Pola, annessa dalla Jugoslavia di Tito.
Dopo una profonda ristrutturazione, con adozione di moderne caldaie a gasolio e un completo restyling sottocoperta che porta le sistemazioni passeggeri a 826, dopo il viaggio inaugurale del febbraio ’48, viene destinato come transatlantico alla rotta per l’Australia, trasportando emigranti per tutti gli anni ’50, in massima parte esuli dell’Istria.
Viene posta in disarmo alla fine del ’60 per essere poi demolita due anni dopo. In 40 anni di vita, ne ha passati più della metà a trasportare malati, feriti e naufraghi, ma soprattutto esuli, profughi ed emigranti…
Della sua lunga sosta a Leros (maggio ’40 – febbraio ’41) rimane una testimonianza, una targa che l’equipaggio scolpì a ricordo delle strade aperte ad Arkangelos tra l’agosto ed il settembre ’40, mentre si trovava inutilizzato in attesa di destinazione
Nel 2005 circa, il noto collezionista Yannis Paraponiaris viene a conoscenza dell’esistenza della targa, collocata su un semplice basamento in prossimità della spiaggia di Arkangalos, ma quando poco dopo vi si reca, non ne rimane traccia sulle pietre del basamento.
Un paio di anni dopo, gli viene segnalata in una casa di campagna, dove la trova nella veranda, rotta in più punti e mancante del quarto superiore, già utilizzato tra le pietre di un muretto in costruzione.
Gli viene ceduta, e la trasferisce al costruendo museo, in attesa di restauro. Completata la realizzazione di struttura e sistemazioni interne, è l’ora di occuparsi di alcuni restauri lasciati in sospeso, ed arriva il turno della targa.
Riprendendo i rilievi su lucido e la documentazione fotografica realizzati all’atto del fortunoso recupero, provvede a fare scolpire il pezzo mancante su pietra della stessa cava di M. Patella dell’originale, restaurando pazientemente la targa. La si può oggi ammirare, sobriamente istallata, presso il Museo Deposito di Guerra di Ag. Irini.
enzob.
rif:
– E. Cernuschi, M. Brescia, E. Bagnasco, “Le navi ospedale italiane 1935-1945”, Albertelli Edizioni Speciali, Parma 2010
– P. Valenti, “Toscana, la nave dei due esodi”, Luglio Editore, Trieste 2009
– A. Cherini, “Il piroscafo Toscana, una nave nelle burrasche della storia italiana 1935-1961”, Quaderno nº 62/94 – Associazione Marinara Aldebaran, Trieste
– Gli eroi delle navi bianche [La storia dimenticata]
– Toscana (ex Saarbrucken) – Nave Opedale [Marina Militare]
– Società Italiana Flotte Riunite [The Ships List]
– Sinking of Italian Hospital Ship “Po”[Axis History Forum]
– Toscana – La Nave Dei Due Esodi [Betasom]
– Toscana (transatlantico) [Wikipedia]