La prima tappa ci porta nel profondo sud d’Italia, in una immaginaria Vigata del 1890, all’indomani dell’unità d’Italia, dove ci aspetta Andrea Camilleri con La scomparsa di Patò, un giallo che presenta uno schema narrativo molto originale, basato su documenti (lettere, relazioni ufficiali, articoli di stampa). Il regista lo ha brillantemente trasposto sulla pellicola con un intenso uso dei flashback che raccontano visivamente le ricostruzioni e le deduzioni dei due investigatori, richiamando nelle loro conclusioni e nell’epilogo il pirandelliano Il fu Mattia Pascal.

La successiva pellicola (Generazione 1000 euro) ci porta all’altro capo dello Stivale, nel profondo nord, dove una febbrile Milano, da un secolo simbolo del mondo del lavoro in Italia, fa da sottofondo alle problematiche del precariato in cui si dibattono i giovani (ma non poi tanto giovani) d’oggi. Alla attualità del precariato si sovrappongono però, umanizzandola decisamente, gli eterni dilemmi sentimentali e di personali scelte di vita.

Il terzo film reca fin dal titolo: L’ultimo Pulcinella, una potente impronta napoletana, tanto forte da poter emigrare a Parigi senza perdere le sue più profonde connotazioni. Massimo Ranieri (da 50 anni sulla scena musicale italiana) porta Pulcinella nelle banlieu parigine dilaniate dalle tensioni razziali di pochi anni addietro. Per poter sopravvivere come personaggio attraverso un canovaccio inedito di Roberto Rossellini, emigrando in Francia, come ai tempi di Masaniello nel copione di Rossellini, per sfuggire ad una Napoli che non lo può più accogliere nei suoi vicoli che erano un tempo il suo palcoscenico.

L’ultimo tappa della rassegna ci riporta nel centro-nord della Penisola, sotto i portici della Bologna di Pupi Avati. Si respira l’aria dei felliniani Vitelloni degli anni ’50, in un intrecciarsi di avventure e disavventure degli avventori, Gli amici del bar Margherita, con qualche puntata nelle “zingarate” dell’indimenticabile Amici Miei di Monicelli.

Grazie per l’attenzione και καλή διασκέδαση!