IL SIMBOLO ED IL RICORDO: IL CASO DI LEROS
Si è svolto il 31 gennaio 2025 presso la sala convegni dell’Hippocratic International Foundation di Kos il convegno storico “Eroi dimenticati” organizzato dal Comitato Caduti di Kos, a cui l’Associazione ha partecipato con un intervento conclusivo a cura del Segr.Gen.
Il convegno era stato preceduto in mattinata da una visita della delegazione italiana presso il cimitero cattolico, dove, alla presenza del Vicario dell’Archidiocesi di Rodi P. Luke, era stata illustrata dal Prof. Yannis Trikilis la storia della lapide commemorativa ai Caduti di Linopoti e la recente sistemazione e restauro delle lapidi recuperate ad opera del Presidente del Comitato Caduti di Kos Leonardo Curatolo. Il Gen. Vincenzo Grasso ha poi rievocato la storia della Campana della Memoria donata nel 2009 dalla Provincia di Latina al 9° Reggimento Fanteria “Bari” di Trani, erede della storica Divisione “Regina” di stanza nel Dodecanneso tra le due guerre a cui apparteneva la guarnigione di Kos, e da lui comandato, per farla pervenire a Kos.
Nel pomeriggio, nella sala gremita di pubblico sono intervenite numerose autorità locali civili, militari e religiose.
Apertura dei lavori: Leonardo Curatolo, Presidente Comitato Caduti di Kos
Buonasera a tutti,
è con grande onore e profonda emozione che vi ringrazio per essere qui oggi, in questo momento significativo, dove celebriamo il legame indissolubile tra Italia e Grecia. Oggi ci riuniamo non solo per commemorare i caduti di guerre passate, ma anche per riflettere sulla condivisione di valori e memorie che ci uniscono in un cammino verso un futuro di pace.
L'Italia e la Grecia, due nazioni dai ricchissimi patrimoni culturali e storici, hanno condiviso esperienze, sfide e vittorie. Le memorie di chi ha combattuto per la libertà e la giustizia devono rimanere sempre vive nei nostri cuori. È nostro dovere onorarli, non solo attraverso la commemorazione, ma anche attraverso l'impegno attivo per costruire un futuro migliore, fondato sulla comprensione reciproca e sulla collaborazione.
In questo convegno, vogliamo sottolineare l'importanza della collaborazione tra i nostri paesi. Solo attraverso il dialogo e la condivisione di buone pratiche possiamo affrontare le sfide del presente e del futuro. La pace è un valore che non può essere dato per scontato; richiede una volontà collettiva, la perseveranza di ognuno di noi e il coraggio di guardare oltre le divisioni.
Oggi, mentre ricordiamo il sacrificio di coloro che hanno dato la vita per la nostra libertà, rivolgiamo il nostro sguardo al futuro. Le relazioni tra Italia e Grecia debeno diventare un esempio per il mondo intero, mostrando che, unendo le forze e valorizzando le nostre differenze, possiamo trascendere il passato e costruire un domani di speranza e solidarietà.
Insieme, possiamo fare il primo passo verso un futuro di pace, dove i legami di amicizia e rispetto reciproco prevalgano sulle divisioni. Vi invito quindi a partecipare attivamente a questo convegno: ascoltiamo, condividiamo idee, proponiamo soluzioni e, soprattutto, impegniamoci a portare avanti i valori di pace e giustizia.
Grazie a tutti per essere qui oggi. Iniziamo questo viaggio insieme, uniti nella memoria e nella speranza.
È stato poi proiettato il saluto registrato del Vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio che ha dato il benvenuto ai convenuti ed esprimendo l’augurio di buon lavoro ai congressisti ha sottolineato il valore del convegno nei quadro delle relazioni tra Italia e Grecia.
Hanno fatto seguito i saluti istituzionali del Presidente della Fondazione Dr. Nikos Papantoniou; del Sindaco di Kos Theodosis Nikitaras; dell’Addetto Difesa dell’Ambasciata d’Italia in Atene Col.Pil. Maurizio Ortenzi, che ha porto anche a nome del Primo Segretario Dr. Mario Savona presente in sala il saluto dell’Ambsciatore Cuculi, trattenuto da impegni istituzionali; del Prefetto per le isole di Kos e di Nysiros Konstantina Svinou.
Hanno preso quindi la parola la Sen. Stefania Pucciarelli, Presidente della Commissione del Senato per i Diritti Umani ed il Sen. Manfredi Potenti, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Sentieri della Memoria”, che hanno svolto la relazione introduttiva “L’importanza dei luoghi della memoria nella società attuale”.
Sono seguiti gli interventi storici:
Prof. Federico Ciavattone: “Il corpo di spedizione italiano in Macedonia, 1916-1919”
Dr. Chiara Rizzatti: “Il soccorso sanitario a Salonicco: gli Ospedali da Campo e il ruolo delle Crocerossine sul fronte macedone”
Gen. Cristiano Maria Dechigi: “Il sacrificio di Coo, 8 settembre – 4 ottobre 1943”
Sono stati poi presentati gli interventi conclusivi:
Gen. Michele Scilla: “Il contributo dei volontari italiani nella guerra di indipendenza greca”
Il sostegno degli italiani nella guerra di indipendenza greca contro l’Impero ottomano non fu solo un sostegno militare ma anche politico, culturale e letterario. Per secoli infatti tra l’Italia e la Grecia c’è stato un vincolo di fratellanza speciale, arricchito da legami storici, economici e culturali veramente significativi.
Il coinvolgimento dei patrioti italiani nella guerra d’indipendenza greca fu quindi molto profondo ed intimamente sentito. Si trattò di un conflitto sanguinoso, condotto dal popolo greco e dai volontari europei che si protrasse per quasi dieci anni, dal 1821 al 1829. Al termine di questa prima fase, il Peloponneso e la Grecia continentale acquistarono la libertà.
Naturalmente, un ruolo di primissimo piano lo ebbero le grandi potenze europee: la Gran Bretagna, la Francia e la Russia; ma esse intervennero soprattutto per tutelare i loro interessi nell’area. Chi non aveva alcun interesse economico, politico e militare erano i volontari che da tutta Europa si recarono in Grecia mossi da un forte spirito di fratellanza e di libertà, da un’ondata di entusiasmo e da una grande indignazione per la brutale repressione ottomana.
Dopo l’insurrezione del 1821, la repressione turca non si fece attendere. I fatti più sanguinosi si svolsero nell’isola di Chio dove la popolazione locale fu quasi interamente sterminata. Ma proprio questo massacro ebbe una risonanza così forte che spinse tanti cittadini europei ad unirsi ai rivoltosi.
Una parte consistente di questi volontari era italiana. Celebri le figure di Giuseppe Maria Rosaroll, Santorre di Santarosa e di Alerino Palma che, in un celebre discorso ebbe a dire “gli italiani devono considerare la Grecia come la loro seconda Patria”.
Nonostante l’indipendenza, tuttavia rimanevano in mano turca diversi territori, come Creta, la Macedonia, la Tessaglia e la Tracia che dovevano essere liberate. Le battaglie contro l’Impero ottomano pertanto proseguirono per tutto l’ottocento.
Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi, era morto nel 1882. Quindici anni più tardi, uno dei suoi figli, Ricciotti Garibaldi, reclutò un grosso numero di volontari per combattere a fianco del popolo greco. Molti di questi erano veterani garibaldini con una età media che superava i cinquant’anni. Insieme a loro c’erano anche i volontari della legione italiana guidati da Amilcare Cipriani.
Lo scontro più cruento tra l’esercito greco comandato dal principe Costantino e i volontari garibaldini da una parte, e le truppe turche di Eden Pascià dall’altra avvenne a Domokos nel 1897. I turchi in quella battaglia ebbero la meglio e l’esercito greco fu costretto a ritirarsi. Ma provate a indovinare chi furono i volontari a coprire la ritirata versando un contributo altissimo di sangue? Furono proprio i veterani garibaldini.
In conclusione, vorrei fare almeno due considerazioni.
La prima è che le condizioni dell’Italia nell’ottocento non erano diverse da quelle della Grecia. Gli ottomani opprimevano da diversi anni il popolo greco, gli austriaci quello italiano. Per questo motivo diversi movimenti filoellenici mostravano grande solidarietà e fratellanza verso il popolo amico oppresso dalla dominazione straniera.
La seconda riguarda il processo risorgimentale del mio Paese che percorse una via parallela a quella del movimento indipendentista ellenico, ambedue tesi a conseguire la libertà dei rispettivi popoli.
E concludo sottolineando che tanti eroi lottarono e morirono per conquistare l’indipendenza, senza alcuna distinzione di condizione sociale, dagli aristocratici e dai cittadini benestanti fino alla gente più semplice e ai volontari garibaldini dalla camicia rossa, tutti insieme in nome della libertà dei popoli.
Gen. Ermanno Rubini: "Onoriamoli con i fatti"
Prendere la parola qui è motivo di emozione e di responsabilità: perché i nostri “Eroi Dimenticati” hanno piantato il seme di alberi sapendo di non poter mangiare i loro frutti.
“Eroi Dimenticati”? No: il loro sacrificio trascende la dimensione storica per diventare un Insegnamento Universale. Il loro ricordo non sia una statua in un giardino di silenzi, ma un atto di responsabilità per dar Loro il posto che meritano nelle nostre coscienze: essi, non hanno avuto un futuro per consentire a noi di avere il nostro presente.
Senza Memoria non c’è Storia, senza Storia non c’è Futuro. Ognuno di noi è una macchina del tempo: i ricordi ci portano nel passato, le visioni ci portano nel futuro. Onoriamo i nostri Caduti diventando il loro strumento operativo.
Ecco il senso del mio intervento: promuovere, tra Comunità greche ed italiane, un nuovo tipo di “gemellaggio” dedicato ai nostri Caduti.
Platone, nella “Repubblica”, scriveva: "Solo conoscendo ciò che è accaduto, possiamo aspirare a ciò che deve essere." Questa frase evidenzia che la Memoria non è la catena che chiude, ma è il ponte che unisce. Attraverso questo nuovo tipo di “gemellaggio”, la Memoria non sarà un cassetto pieno di ricordi, ma sarà il motore alimentato dai ricordi.
Dedichiamo ai giovani Greci e Italiani, questo “gemellaggio” per offrire il vero significato degli eventi storici attraverso la valorizzazione dei Luoghi della Memoria, per produrre opportunità di lavoro e iniziative di Protezione Civile e di volontariato congiunto per l’ambiente, per la tutela del patrimonio archeologico e per creare esperienze attraverso nell’Arte, nello Sport e nella Cultura.
Valorizziamo il pensiero politico di Kònstantinos Karamanlìs: "L'Europa non è solo un'unione economica, ma è un'idea culturale e politica". L’idea è la scintilla che ci fa immaginare il mondo che vorremmo. Aristotele insegna che le IDEE per diventare ATTI hanno bisogno di CAUSE e le cause in questo caso si identificano con le risorse.
Ebbene, il Programma Europeo CERV (Citizens, Equality, Rights, Values) finanzia la partecipazione civica e la crescita sociale mediante progetti di “gemellaggio” e di “Memoria storica”. Quindi, unendo il “gemellaggio” e la “Memoria storica” potremmo piantare qui, nell’Isola di Kos, il primo seme del “Gemellaggio in Onore dei Caduti” tra il luogo dove sono avvenuti questi sacrifici e il luogo di appartenenza di questi Eroi non più Dimenticati.
Immaginiamo un albero: nelle sue radici profonde la Storia millenaria dei nostri Popoli, nei suoi rami rigogliosi le generazioni che si dirigono verso un futuro comune.
Concludo questo mio intervento:
“Eroi Dimenticati”? No: protagonisti del futuro perché con il loro sacrificio ci hanno lasciato un mondo migliore. Proseguiamo la loro eredità con i fatti che saranno il nostro lascito.
Ai nostri Caduti, rispetto e gratitudine perché il loro sacrificio è stata la linfa che ci ha permesso di vivere il nostro presente. A noi, il compito di alimentare quella linfa per assicurare un futuro migliore ai nostri figli.
Troviamo la forza di piantare dei semi pur con la consapevolezza che non mangeremo i frutti degli alberi che verranno.
Dr. Enzo Bonanno: “Il simbolo ed il ricordo: il caso di Leros”.
Il Presidente dell’AIAL ha porto ai convenuti ed ai relatori intervenuti dall’italia il benvenuto a nome dell’Associazione.
A conclusione del convegno è intervenuto il Mitropolitis Nathanail e sono state consegnate alcune targhe ricordo del convegno. Al termine della serata, un ricco buffet offerto dal Presidente del Comitato ha intrattenuto i relatori, le Autorità locali ed il numeroso pubblico intervenuto.

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Il simbolo ed il ricordo: il caso di Leros
Una stele commemorativa per ricordare i Caduti italiani della Battaglia di Leros
Autorità, files kai filoi, cari amici, kalispera sas!
Poichè l’ultimo oratore è notoriamente penalizzato dalla stanchezza dell’uditorio, cercherò di escludere i particolari non indispensabili, rinviando l’eventuale interessato a quel grande archivio virtuale dell’Associazione rappresentato dal suo sito web.
Il simbolo ed il ricordo, ho titolato. Corsi e ricorsi storici, avrei forse dovuto titolare…
Ve ne porto un piccolo esempio, quello di un’isoletta, qui dietro l’angolo, potremmo dire, assimilabile grosso modo nelle dimensioni (ma non certo nella configurazione orografica) a Pantelleria. E che come questa si è trovata a ricoprire un interesse strategico rilevante nello specifico contesto cronologico (la prima metà del secolo scorso) e geografico: il Canale di Sicilia nel caso di Pantelleria (l’aeroporto con l’hangar incavernato di Pier Luigi Nervi); l’Egeo nel caso di Leros (la base navale e l’idroscalo della baia di Portolago).
L’importanza strategica del Dodecaneso nell’ambito della predominanza navale nel Mediterraneo Orientale è riconosciuta dall’Italia al momento della sua conquista all’Impero Ottomano nel 1912 con la brillante ”Operazione Bomba”; e ne sviluppa le potenzialità a partire dal riconoscimento della sovranità italiana del Possedimento.sancita dal Trattato di Losanna del 1923.
Allo scoppio della 2GM, tale importanza strategica dell’arcipelago viene riconfermata: prima dall’Inghilterra, che cercherà di impossessarsene con l’operazione “Abstention” (il fallito tentativo di conquista di Castellorizo nel ‘41) e, dopo l’8 settembre, con l’operazione “Accolade” (sulla scorta dell’armistizio di Cassibile); successivamente dalla Germania, riuscendovi (nel caso di Leros, con l’Operazione “Taifun”).
La Piazzaforte di Leros, forte all’8 settembre di 8320 uomini (in prevalenza della Regia Marina), paga un primo contributo di sangue con i bombardamenti inglesi del ’40 e del ‘41; un altro ben più pesante nei 53 giorni di bombardamenti tedeschi e con l’invasione finale nella Battaglia di Leros; ma sopratutto ne paga uno incalcolabile (nel doppio senso della parola: sia perchè innumerevoli furono i dispersi, sia perchè non è possibile stabilire quante vittime provenissero da Leros) nel tragico naufragio dell’Oria causato dal maltempo, al pari degli affondamenti ad opera degli Inglesi dei piroscafi che trasportavano i militari italiani verso i campi di prigionia dell’Europa orientale.
Ma nel grande flusso della Storia, panta rei, tutto passa.
Le ferite inflitte dai conflitti (mi si scusi l’allitterazione) al tessuto della Società tendono (fortunatamente) a rimarginarsi; i singoli tendono a dimenticare; la vita continua; si va incontro alla Ricostruzione ed al Piano Marshall nel ’50, ed al Miracolo Economico ed alla Comunità Europea nel ‘60; i reduci (oserei dire i sopravvissuti, nel caso di Leros) vengono dispersi dalle vicende familiari e lavorative. Il velo dell’oblio cala rapido ed inesorabile sull’arcipelago; nelle scuole, si citano Tripoli ed Amba Alagi ma non Rodi ed il Dodecaneso.
Ed ecco che nei primi del ’70 si costituisce in Emilia l’Associazione Nazionale Reduci dell’Egeo, che per trent’anni si adopererà con alcune sezioni provinciali ad aggregare militari e civili che hanno trascorso momenti talvolta anche molto duri nell’arcipelago.
È presente nel 1992 qui a Kos all’inaugurazione della lapide in memoria degli ufficiali fucilati a Linopoti. E si fa promotrice nello stesso anno dell’erezione a Leros di una stele commemorativa dedicata ai caduti italiani della Battaglia di Leros.
La stele comprende una pregevole fusione in bronzo (opera del M° Pestelli) che simboleggia le tre Armi ed è coronata da una fiamma bronzea dello stesso scultore. Trasportata dall’Italia a Leros da Nave Tremiti, viene collocata a Lakki (già Portolago) in uno slargo adiacente la scuola elementare di Petracco.
Pochi mesi dopo un ordigno esplosivo la abbatteva, fortunatamente senza danneggiare troppo la poderosa fusione in bronzo.
Il monumento viene prontamente ricostruito a carico del Comune, dislocandolo nel piccolo parco antistante l’ex Caserma Regina, accanto al luogo dove sorgeva il monumento al Milite Ignoto abbattuto negli anni ’50, al pari della pregevolissima Casa Balilla di Bernabiti negli anni ’70.
Viene re-inaugurato nel 1993 in occasione del 50° della Battaglia di Leros alla presenza di SE l’Ambasciatore Cominedò e numerose autorità italiane e locali militari, religiose e civili.
Ma gli anni passano, le file dei reduci si assottigliano inesorabilmente per motivi anagrafici, manca un fisiologico ricambio generazionale: il ricordo si va lentamente spegnendo, nel 2000 l’associazione viene sciolta, cala nuovamente il velo dell’oblio sul Possedimento.
Nel 2009 nasce a Leros l’Associazione Culturale AIAL che si propone il duplice scopo: a livello nazionale, di stimolare la diffusione in Grecia della cultura italiana in sinergia con le istituzioni nazionali e coinvolgendo con una Rete di Cooperazione Culturale italo-ellenica le istituzioni operanti nel territorio; a livello locale, di stimolare l’interscambio culturale italo-ellenico nell’isola e di promuverne il patrimonio storico-architettonico, direttamente collegato al trentennio di presenza italiana e che ha profondamente influenzato l’evoluzione pre- e post-bellica dell’isola.
In tale secondo contesto si colloca l’iniziativa del restauro della stele, che nel 2015 si presenta in stato di grave degrado, con le lastre di marmo spezzate e priva della fiamma bronzea di coronamento.
La stele viene re-inaugurata ancora una volta alla presenza dell’Addetto Difesa dell’Ambasciata, di autorità religiose, civili e militari e di numeroso pubblico. Al restauro hanno contribuito una sottoscrizione (cui hanno aderito oltre 30 soci e simpatizzanti) ed il sostegno tecnico del Comune.
Sottoscrizione, supporto del Comune, presenza di pubblico ed autorità italiane e locali testimoniano una forte ripresa dell’interesse per la storia del Dodecaneso. L’interesse crescente è attestato inoltre dalla sempre nutrita partecipazione alle iniziative a tema storico promosse dall’Associazione: dalle mostre e dai convegni cui hanno partecipato storici italiani, inglesi, tedeschi e greci; alle escursioni guidate alle numerose istallazioni militari proposte frequentemente in periodo estivo; alle manifestazioni commemorative articolate in più giornate e molteplici eventi.
In tali occasioni non è mai mancata una cerimonia con la deposizione di corone d’alloro presso la stele dell’ARDE, che è stata onorata nel 2018 dalla presenza di SE l’Ambasciatore Marras nel corso di una visita istituzionale all’isola in occasione dell’inaugurazione della sede sociale dell’AIAL.
Il monumento viene così a ricoprire nell’ambito delle varie occasioni celebrative il fondamentale ruolo di simbolo nel ricordo del sacrificio di quanti presero parte agli eventi bellici o vi persero la vita nel segno di un ideale di Patria, riscattando la memoria di quei giorni e sottraendola all’oblio.
Grazie per l’attenzione.