XIII. RASSEGNA 2025
La rassegna annuale del cinema italiano in Grecia giunge alla undicesima edizione. Organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Atene in collaborazione con l’Associazione Culturale AIAL, la rassegna presenta quest’anno sei film selezionati per rappresentare la recente produzione cinematografica italiana. Completa la rassegna l’omaggio a Paolo Taviani recentemente scomparso, con il famosissimo film Kaos in cinque episodi tratti dalle Novelle per un anno di Pirandello.
I film della rassegna vengono proiettati in oltre venti località della Grecia nell’ambito della Rete di Cooperazione Culturale Italo-ellenica e con il supporto della Federazione Nazionale dei Cineclub di Grecia. La rassegna si inserisce nel più ampio quadro di promozione del cinema italiano, proposto in Grecia dall’AIAL in sinergia con l’Istituto Italiano di Cultura di Atene, unitamente alla rassegna 10 Corti in giro per il mondo, iniziativa del Centro Nazionale del Cortometraggio in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, giunta quest’anno alla decima edizione.
A Leros vengono presentate cinque pellicole della rassegna nel contesto dell’annuale rassegna locale Un mese con il cinema italiano con il supporto del Comune dal 1° al 29 novembre con ritmo settimanale alle 21:00 presso il Teatro Comunale di Lakki con ingresso gratuito.
Le pellicole, in lingua originale, sono sottotitolate in greco.
La tenerezza | Η τρυφερότητα – Gianni Amelio, 2017
Tratto dal romanzo “La tentazione di essere felici” di Lorenzo Marone, racconta le vicende di un ex avvocato dalla dubbia reputazione, vedovo e scorbutico, che vive isolato a Napoli, tenendo a distanza i suoi stessi figli. La sua vita cambia però quando una giovane coppia con due bambini si trasferisce nell’appartamento di fianco al suo.
Rientrando dall’ospedale reduce da un infarto, incontrerà sulle scale la sorridente vicina di casa, e la famiglia di Fabio e Michela entrerà nella vita di quell’uomo solitario. Ma una tragedia sconvolgerà questa nuova armonia e costringerà l’avvocato a riavvicinarsi alla figlia e a confrontarsi con il suo passato.
Al al suo ritorno, l'avvocato scopre che Fabio ha compiuto una strage uccidendo i figli e suicidandosi. L'unica superstite è Michela, ricoverata in fin di vita all'ospedale. Fingendosi suo padre, Lorenzo va a visitarla ogni giorno. Durante queste visite, Lorenzo conosce Aurora, madre di Fabio, già paranoico e incapace di gestire i rapporti con gli altri fin da bambino, e torna a trovare la sua vecchia amante Rossana, la cui relazione ormai finita pare avesse portato alla morte per inedia della moglie di Lorenzo.
Quando Michela muore Lorenzo si allontana da casa mettendo in agitazione la figlia Elena, che nonostante i silenzi del padre si era sempre preoccupata per lui sperando in una riconciliazione.
Se mi vuoi bene | Αν μ’ αγαπάς – Fausto Brizzi, 2019
Commedia romantica, trasposizione sullo schermo del romanzo omonimo del regista, ha come protagonista un avvocato di successo afflitto da una forte depressione con un innato talento per scatenare catastrofi. che, dopo un fallimentare tentativo di suicidio, decide di aiutare le persone che lo circondano a risolvere i loro problemi.
Note di regia: Un film terapeutico che spero faccia bene al cuore di chi lo vede.
Diego decide di vestire i panni del buon samaritano dopo avere incontrato Massimiliano, proprietario di un eccentrico negozio di “Chiacchiere” e sagge parole, che lo fa riflettere sul vero significato di aiutare.
Chiacchierando con Massimiliano, Diego capisce che la soluzione per uscire dalla sua palude emotiva è fare del bene a tutti i suoi cari. Così, dopo avere individuato chirurgicamente i problemi che secondo lui affliggono le persone a lui vicine: sua madre, suo padre, suo fratello, sua figlia, i suoi amici e perfino la sua ex moglie, decide di risolverli intervenendo a gamba tesa nelle loro vite.
Purtroppo le sue azioni, con la precisione di un cecchino bendato, finiscono per peggiorare la situazione di ognuno di loro, creando più problemi di quanti ne volesse risolvere.
Diego ha fallito su tutta la linea, ma non ha più pensato di ammazzarsi ed ha capito che più che cercare di cambiare le persone bisogna ascoltarle, rispettandone anche i difetti
La festa del ritorno | Η γιορτή της επιστροφής – Lorenzo Adorisio, 2023
Tratto dal romanzo omonimo di Carmine Abate, è opera prima del regista Adorisio e si svolge negli anni ’70 in un piccolo paese collinare della Calabria dove vive una comunità di albanesi. Marco, un ragazzo di dodici anni, deve gestire una complicata situazione familiare. Per caso scopre che la sorella Elisa ha una relazione con un uomo sposato molto più vecchio di lei. Da questa relazione sorgeranno molte complicazioni. Il racconto si sviluppa su questi eventi, attraverso lo sguardo incantato del bambino, ed è focalizzato sul rapporto tra padre e figlio, sospeso tra assenze e ritorni.
In un piccolo paese della campagna calabrese, dove gli uomini erano costretti nel dopoguerra a partire per trovare lavoro, vive Marco di dodici anni. La sua famiglia è composta da sole donne: sua nonna, sua madre e la sorella maggiore, studentessa all’Università di Cosenza. Il padre Tullio lavora in Francia e torna al paese solo per Natale.
Marco cresce libero in quel paesino fermo nel tempo. Durante una esplorazione nella campagna scopre la sorella Elisa con un uomo dell’età di suo padre che lo costringe a giurare di non dire nulla. Quando il padre fa rientro, durante la ‘Festa del ritorno’, viene a sapere di Morena, la madre naturale di Elisa morta dopo il parto, il suo primo amore, conosciuto a Parigi quando emigrò la prima volta.
Il ragazzo si ammala e trascorre la convalescenza con la nonna al mare,dove casualmente alloggia nella casa dell’uomo che ha visto con Elisa. Presto quell’uomo diventerà per lui una figura familiare, finché un giorno compare Elisa con un pretesto, ma la nonna intuisce il vero motivo e Tullio è costretto a tornare. La quiete familiare sembra ristabilita e il padre riparte affidando a Marco la sorella con il compito di proteggerla. Gli eventi spingeranno Marco ad un grave gesto per assolvere questo compito più grande di lui.
Momenti di trascurabile felicità | Στιγμές ασήμαντης ευτυχίας – Daniele Luchetti, 2019
Una commedia semplice e spensierata, elegante nella forma e poetica nei contenuti, che gioca ironicamente con la Morte per far prendere coscienza delle cose realmente importanti della vita, spesso non valorizzate.
Paolo Federici, sposato e padre di famiglia, vittima di un incidente stradale si ritrova in Paradiso dove gli viene concesso di ritornare sulla Terra. Accompagnato da un angelo, Paolo ha a disposizione solo un’ora e trentadue minuti per poter sistemare tutte le faccende importanti in sospeso, ma alla fine dovrà accontentarsi di trascorrere i suoi novantadue minuti in piccoli “momenti di trascurabile felicità”.
Paolo è ingegnere in un cantiere navale e conduce una vita tranquilla a Palermo con moglie e due figli. A vivacizzare le sue noiose giornate ci sono alcune relazioni extraconiugali e gli incontri con gli amici al bar a tifare per la squadra rosa-nero. La vera scarica di adrenalina che si concede è affrontare ogni giorno il traffico cittadino con il suo scooter e attraversare gli incroci nell’istante in cui tutti i semafori sono rossi.
Purtroppo una mattina la sua smania di ebrezza gli sarà fatale: Paolo viene investito da un'auto e si ritrova immediatamente in Cielo, nell’area adibita allo smistamento delle anime. Inizialmente non capisce, è certo che ci sia un errore. Quando gli viene spiegato che non c’è stato alcun errore, si rammarica per come si è conclusa la sua vita terrena. Da qui comincerà la rivalutazione della sua intera vita che lo metterà di fronte alla sua mediocrità e alle sue mancanze.
Il personaggio di Paolo (e l'interpretazione di Pif, quasi una non-recitazione,) aggiungono una nota di tenerezza e di bonaria indolenza "siciliana" che ben dispongono lo spettatore all'accettazione del suo infantilismo dichiarato.
La pellicola è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Francesco Piccolo, co-sceneggiatore del film insieme a Luchetti.
Omaggio a Paolo Taviani con le “Novelle per un anno” di Luigi Pirandello
I fratelli Taviani traspongono le Novelle per un anno di Luigi Pirandello (Premio Nobel per la letteratura 1934) senza tradire lo spirito del testo originale ma al contempo rimanendo coerenti con la propria poetica, oltre che rigorosi dal punto di vista filologico. Il risultato è un’opera pervasa da senso poetico, dalla potenza espressiva della fotografia, dalla bellissima colonna sonora e dalla recitazione degli attori, con una gestualità quasi teatrale. Lo stile verista delle novelle è sottolineato dalla raffinatezza stilistica dei Taviani e dalla narrazione del flusso migratorio di fine secolo dalle regioni meridionali verso gli Stati Uniti, e talvolta sfocia nella denuncia sociale. L’ultimo episodio, il più onirico e meno aderente al testo letterario, risulta il più “pirandelliano” per lo sguardo intimo e sentito dello scrittore nei confronti della sua terra natale
Kaos | Χάος – Vittorio e Paolo Taviani, 1984
Il film inizia con un breve prologo tratto dalla prima parte della novella Il corvo di Mizzaro il cui tema del corvo scampanellante sul panorama siciliano e sul tempio di Segesta fa da “leitmotif” che ritorna a separe ciascuna novella dalla successiva.
Le quattro novelle, che si susseguono secondo lo schema classico del film ad episodi, si concludono con l’Epilogo, liberamente tratto dalla seconda parte dei Colloqui coi personaggi, con la scena finale girata nelle cave di pomice dell’isola di Lipari.
La locandina selezionata è quella realizzata da Renato Guttuso.
Le Novelle del film
Il corvo di Mizzaro | Το κοράκι του Μίτσαρο (1902)
Tre pastori notano un corvo, che se ne sta a covare delle uova. I tre, divertiti dal fatto che cova pur avendolo giudicato maschio, lo portano con loro. Non sapendo che farne lo lasciano libero, attaccandogli un campanellino di bronzo. Ogni giorno, il corvo vola per i cieli azzurri apparentemente felice dello scampanellio che provoca. La novella prosegue con una tragica fine, ma nel film viene utilizzata solo nella prima parte come prologo e come intermezzo tra gli episodi.
L’altro figlio | Ο άλλος γιος (1905)
Una vecchia mendicante da anni crede di scrivere ai figli emigrati in America perché tornino; Ninfarosa, bella e cinica, finge di aiutarla ma non mette mai nulla sulla carta. Il giovane medico condotto scopre l’inganno e promette di scrivere lui. Viene però a sapere che la donna rifiuta l’aiuto di un altro figlio, instancabile contadino: lo respinge perché nato da una violenza subita dopo le sommosse garibaldine, quando il brigante Marco Trupìa la tenne prigioniera dopo l’uccisione del marito.
Mal di luna | Ο φεγγαροχτυπημένος (1913)
Una giovane donna sposa un contadino più anziano e taciturno, nonostante le dicerie del paese che lo descrivono come un uomo strano e solitario. Nella casa isolata in campagna, si sente presto infelice e oppressa da quella vita dura e silenziosa.
Durante il plenilunio, il marito è colto da uno strano male e, in preda a una crisi misteriosa, ordina alla moglie di chiudersi in casa. Sidora scopre con orrore che il marito soffre di licantropia e fugge dalla madre in preda alla paura.
La giara | Το πιθάρι (1909)
La giara nuova di don Lollò viene trovata rotta, e per ripararla arriva Zì Dima, famoso conciabrocche che rimane prigioniero della giara a causa dell’insistenza del proprietario nell’usare i punti non fidandosi del mastice del conciabrocche. Il parere dell’avvocato consultato da don Lollò viene rifiutato e nel braccio di ferro che ne risulta alla fine sarà quest’ultimo a cedere, colto dall’ira a causa della festa dei contadini improvvisata con il prezzo della riparazione.
Requiem | Ρέκβιεμ (1913)
Il barone di Margari, che pure aveva accettato l’usurpazione del feudo da parte di alcuni contadini che si erano riprodotti rapidamente creando un piccolo agglomerato di case, si rifiuta di concedere il permesso di creare anche un cimitero. Per una questione di principio: che gli usurpatori non si radicassero anche sottoterra! Il Prefetto ordina ai Carabinieri di sgomberare la delegazione giunta in città e di scortarli nella borgata. Il patriarca in fin di vita è l’occasione della protesta; fingendosi morto, ottiene che i Carabinieri si ritirino ed attende serenamente la morte accanto alla fossa già scavata.
Colloqui coi personaggi | Διάλογος με τα πρόσωπα (1915)
La seconda parte della novella fornisce un labile spunto per l’epilogo del film che liberamente vi si ispira. Il colloquio con l’ombra, con il ricordo della madre segue nel film il ritorno alla casa natale di Pirandello, e nel corso del colloquio Piandello risponde alla madre, che gli chiede di ricordarla sempre viva, come per lei egli invece non sarà più vivo, dato che non potrà più pensarlo. Le inquadrature finali traggono spunto dal ricordo della partenza per Malta dove si trovava in esilio il padre.
PIEGHEVOLE distribuito al pubblico
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